Madonna del Don

LA STORIA

Fra le rovine di un'isba nel villaggio di Belogorje, nel punto più avanzato del fronte della Tridentina, gli alpini trovarono un'icona bellissima. L'affidarono al loro cappellano, che la fece spedire in Italia. Rimpatriato nel 1945, questi la chiamò:

LA MADONNA DEL DON

Nel novembre 1942 il 5° Reggimento alpini della "Tridentina" é schierato sul Don. L'attività dei reparti é caratterizzata da azioni di pattuglia da parte de nostri battaglioni e dalla dura e logorante vigilanza per rintuzzare le azioni degli avversari.

In questo ambiente di guerra si inserisce un episodio ricco di umanità e di fede che ha per protagonisti il cappellano e alcuni alpini del battaglione "Tirano".

Il "Tirano" e attendato in riva al Don tra le rovine del villaggio di Belogorje, nel punto più avanzato del fronte. Dovunque freddo, desolazione, rovine, neve. Un giorno alcuni alpini della 46a compagnia accorrono dal cappellano del battaglione padre Policarpo da Valdagno, al secolo Narciso Crosara.

Comandante del plotone al quale appartengono gli alpini é il tenente Giuseppe Perego, da Sondrio, un valoroso ufficiale il quale il 23 gennaio 1943 ad Arnautowo, mortalmente ferito, anziché farsi trasportare al posto di medicazione rimarrà tra i suoi alpini, incitandoli a proseguire nell'azione inneggiando alla Patria e agli alpini. Chiuderà cosi da eroe la sua giovane esistenza, meritandosi la Medaglia d'Oro.

Gli alpini di Perego raggiunto il cappellano lo invitano ad andare con loro. Padre Policarpo alza gli occhi dal breviario e li scruta per comprendere il motivo ai quella chiamata improvvisa. Potrebbe trattarsi di un morente che invoca la sua assistenza o di un ferito grave.

"La Madonna", mormorano gli alpini. "Abbiamo trovato la Madonna".

Padre Policarpo li guarda con stupore e finalmente comprende che si tratta in una immagine rinvenuta per caso tra le macerie delle isbe distrutte. Domanda perché non l'hanno presa con loro e si sente rispondere che il tenente Perego ha detto di non toccarla e di chiamare il cappellano.

Nei pressi dei resti dell'isba montano la guardia alcuni alpini. La Madonna é là che attende. Si tratta di una icona bellissima di formato grande e di fattura antica e pregevole. La sua cornice originaria di legno dorato ridotta in pezzi insanabili lascia supporre che sia stata travolta dalle macerie dell'isba presso la quale probabilmente l'avevano messa in salvo da qualcuno quando la chiesa di Belogorje era stata profanata.

L'icona rappresenta la Vergine Addolorata nell'atteggiamento tradizionale con il cuore trafitto dalle sette spade. A detta di padre Policarpo il cuore della Madonna porta chiare impronte di mani che, per molti anni, lo hanno devotamente toccato e di labbra che vi si sono posate. Sopra il volto della Madonna stanno le parole greche "Madre del Figlio di Dio".

Padre Policarpo racconterò poi che rimase profondamente colpito da quello sguardo di Madonna Addolorata, nella desolata steppa di morte, e che si inginocchiò davanti alla icona piangendo.

La Madonna del Don, custodita dal cappellano, vegliò sugli alpini, ma, quando crollò ogni speranza di salvezza, questi la consegnò ad una penna nera che partiva per l'Italia, dicendogli: "Portala a mia madre perché sia custode per tutte le mamme che non vedranno il nostro ritorno".

Il valoroso cappuccino, benché ferito e stremato dalle privazioni, sopravvisse al calvario della ritirata, ma subì la triste sorte di tanti altri e dovette attendere la fine della guerra in un lager tedesco.
Rimpatriato nel 1945, ebbe la gioia di riabbracciare la vecchia madre che lo attendeva a Valdagno e di ritrovare l'immagine della Madonna del Don.

Con le che offerte delle mamme, delle spose, di orfani che vollero perpetuare la memoria dei loro caduti, padre Policarpo fece confezionare da Angelindo Modesti, da Majano (Udine), una artistica cornice sbalzata con dieci tipi di argento e decorazioni in oro. Assegnato all'Opera dei Centri Missionari, attuò una originale "Crociata dell'amore e del perdono" e accompagnò la Madonna del Don in ottanta città d'Italia, perchè riportasse la pace negli animi turbati dalle vicende della guerra.

Dopodichè la Madonna del Don fu sistemata nel santuario dei Padri Cappuccini di Venezia-Mestre, attorniata da targhe e tripodi in argento dedicati alle unità alpine che hanno combattuto su tutti i fronti.

Con una tradizione nata nel 1974, le sezioni dell'Associazione Nazionale Alpini forniscono l'olio per le lampade votive perennemente accese ai lati dell'altare dedicato alla Madonna del Don.

Nel 1988, il giorno 11 settembre, fu il turno della Sezione di Pordenone, la quale colse quella straordinaria occasione per il debutto del proprio coro sezionale. Infatti, l’accompagnamento della cerimonia fu affidato al neo costituito coro “A.N.A. Montecavallo” che, superata l’emozione della sua prima uscita in pubblico, seppe farsi onore, iniziando quell’entusiasmante esperienza che ancor oggi tutti apprezziamo.

Nella coincidenza del 60° Anniversario della Madonna del Don (1942-2002), il 13 ottobre 2002 nella Piazza Ferretto veniva celebrata la S.Messa da don Enelio Franzoni, reduce dal fronte e dalla prigionia in Russia, Medaglia d’Oro al Valor Militare. Concelebrava don Gastone Barecchia, reduce di Russia e amico di Padre Policarpo. Partecipava alla cerimonia il Presidente Nazionale Giuseppe Parazzini con il Gen. C.A. Giuseppe (Pino) Rizzo e il Gen.B. Girolamo Scozzaro, C.te della Brigata "Tridentina". Rendeva gli onori un picchetto armato del Btg. Feltre accompagnato dalla fanfara della Brigata “Julia”. Al termine della S. Messa, gli Alpini si recavano al vicino convento dei PP. Cappuccini dove, si compiva il rito dell’offerta dell’olio.

Ma, quell’anno si compiva anche un altro evento storico: il Presidente Parazzini proclamava l’affidamento degli Alpini alla “Madonna del Don” che si affiancava a San Maurizio, loro Patrono, quale protettrice della nostra Associazione. E tale scelta non poteva essere più corretta perché gli Alpini si affidavano così alla Madonna che loro stessi avevano salvato ed alla quale a pieno titolo ora appartenevano.

 

 ATTO DI AFFIDAMENTO DEGLI ALPINI ALLA MADONNA DEL DON

Maria, Madre del  Signore Gesù, Signora della Neve e delle montagne.

In quest’ora di letizia e di grazia, in cui a nome delle

due Sezioni di Bassano del Grappa e di Lecco, abbiamo

offerto l’Olio della lampada che arderà per tutto

l’anno a nome di tutti gli Alpini caduti sui

diversi campi per l’adempimento del dovere e

di quelli che servono ora la Patria nelle molteplici

opere di pace, noi ci rivolgiamo a Te, sublime

Pellegrina verso l’Infinito, Stella del mare

e Regina della pace.

A te, Madre del Don, tutto il popolo degli Alpini di

ieri e di oggi si consacra.

Sopra di esso non scenda mai la notte dell’indifferenza,

della dimenticanza e dell’incredulità.

Aiutalo a essere una vera chiesa e casa di fede, di solidarietà

e di amicizia.

Regina della pace, rendici operatori e costruttori di pace.

Ci affidiamo a te. Vigila su tutti noi e in particolare

sui nostri Alpini impegnati al di là dei nostri confini.

Essi si muovono senza odio o rancore alcuno,

nell’unica prospettiva della pace.

 

 PREGHIERA

O Vergine Addolorata, Madre di Gesù Crocefisso,

ti supplichiamo di ascoltare la nostra fiduciosa preghiera.

O Madre, che un giorno provasti il pianto,

guarda ai nostri affanni,

ai mali che ci affliggono,

alle lotte che ci dividono 

e all'egoismo che ci rende insensibili al dolore dei fratelli.

O Vergine Santa, ottieni il perdono ai nostri peccati,

dona la gioia agli afflitti e la costanza nella fede a chi è nella tentazione.

Dissipa l'odio, perchè torni la concordia tra la nazioni

e la serenità nelle famiglie.

Fa che tutti gli uomini si incontrino sotto la croce del tuo Figlio,

per ascoltare le parole: "Amatevi come io vi ho amato".

Riferimenti...
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